lunedì 21 marzo 2016

[ITA] - BeNordic 2016

Geilo (Norway) - Ice Music Festival
Oggi non leggerete di un artista o di una band, bensì di un mondo musicale: quello scandinavo (e, quindi, si parlerà implicitamente di tutti gli artisti dei Paesi del Nord, anche se per ragioni di spazio non li citeremo dal primo all'ultimo).
E' agli artisti sonori scandinavi, nonché al suono e ai silenzi scandinavi, che è dedicato questo blog.
Ed è al suono, ai silenzi e anche ai noise scandinavi che ho dedicato un'isola musicale denominata Musik Pit Stop all'interno della terza edizione di BeNordic, l'appuntamento evento che è tornato a Milano dal 18 al 20 marzo 2016.
Ebeltoft [Denmark]
Prima di tutto: come e perché nasce Musik Pit Stop @ BeNordic 2016?
Fare da tramite tra gli artist e il pubblico (fornendo informazioni, spiegazioni, suggerimenti, spunti, racconti biografici e guide all'ascolto) è la mia missione. Poterlo fare in presa diretta con le persone è straordinario e mi arricchisce profondamente. Ecco perché ho immaginato di creare una sorta di isola sonora presso cui fare rifornimento di musica e informazioni a essa inerenti.
Helsinki [Finland]

Nei tre giorni di attività del Musik Pit Stop ho proposto agli avventori parecchi artisti provenienti da Den, Fin, Isl, Nor e Sve. Citerò per ognuno dei cinque paesi sopra indicati i musicisti che hanno avuto maggiori riscontri, apprezzamenti, plausi e via dicendo.
> Danimarca: Trentemøller
> Finlandia: Esko Järvelä Epic Male Band a parimerito con Puhti
> Islanda: Amiina
> Norvegia: Jaga Jazzist
> Svezia: Adna
Bergen [Norway]
Alle persone che si sono sedute (e una volta indossate le cuffie hanno viaggiato con me tra gli spazi sconfinati del nord, sulle onde vibranti della musica) ho chiesto i riferimenti email, così da inviare loro la BeNordic playlist, i titoli dei videclip proiettati tra venerdì e domenica, nonché gli aggiornamenti relativi sia alle mie attività legate ai Paesi del Nord, sia alle altre lecture (oggetto: musica di tutti i generi e di tutti i tempi, nonché scrittori e scritti, Graphic Novel, ecc) che tengo regolarmente in giro per l'Italia.
Un giorno esporterà tali lecture oltre i confini nazionali?
Who knows, tutto è possibile ma bisogna perseverare.
Stockholm [Sweden]

Le foto che oggi ho impaginato tra un paragrafo e l'altro sono di carattere paesaggistico-evocativo ma non dimentico certo l'obiettivo principale di musicheboreali, quindi: la parola alla Musica!
Ecco un bel link per ascoltare/vedere Röyksopp & Susanne Sundfør (live on Lydverket) , con Running To The Sea, uno di quei brani che fanno iniziare bene la giornata ;-)

venerdì 19 febbraio 2016

[NOR] Be Monsters, BE MOTORPSYCHO

Motorpsycho - da sinistra:  
Hans Magnus Ryan (chit, voce), Kenneth Kapstad (batt), Bent Sæthe (voce, basso)
I norvegesi Motorpsycho sono una delle rock-band più gratificanti e sorprendenti di tutti i tempi, anche quelli futuri.  
È un'esagerazione?
No.
Però è riduttivo: scrivere rock-band serve per avvicinarsi in maniera approssimativa a una definizione più o meno attendibile. I Motorpsycho fanno musica aperta e hanno un obiettivo: non fermarsi mai, neanche di fronte agli ostacoli.
Altra esagerazione?
Ma no. 
Partiamo dal nome: Motorpsycho. Un sostantivo composto. Non è in lingua norvegese bensì in inglese, anzi in americano. Infatti  è il titolo di un celebre (e per molti versi imprescindibile) film del 1965, scritto e diretto dal regista erotomane Russ Meyer, narratore appassionato di storie assurde, popolate da uomini poco raccomandabili e da donne prorompenti, energiche ma non del tutto equilibrate.
Locandina del film Motorpsycho (1965) di Russ Meyer

Fine dello spazio dedicato al cinema vintage, torniamo alla musica.
I Motorpsycho si costituirono a Trøndertun, Melhus nel 1989 e oggi fanno stabilmente base a Trondheim, la terza città più grande della Norvegia.
A beneficio di chi non sapesse nulla di loro, facciamo un po' di nomi:
Hans Magnus Ryan (chitarra ritmica e solista, voce, arrangiamenti),
Bent Sæther (voce solista, basso, testi),
Kenneth Kapstad (batteria e percussioni).
Vantano una nutritissima discografia che comprende piccoli e grandi capolavori. Citarne qualcuno è quanto meno doveroso: Demon Box (1993), Let Them Eat Cake (2000), Phanerotyme (2001), Black Hole/Black Canvas (2006), Little Lucid Moments (2008), The Death Defying Unicorn (2011), Behind The Sun (2014).
A volte le copertine degli album sono orribili (prendete la natura morta - effettivamente si tratta di verdure e frutta prossime alla decomposizione - de Still Life With Eggplant del 2013) ma, a pensarci bene, una copertina discutibile è l'ultimo dei problemi: la musica viene prima, durante e dopo ogni cosa, almeno qui. Comunque va detto che non tutte le copertine dei loro album sono repellenti: all'opposto, la copertina del citato The Death Defying Unicor è uno squisito esempio di eleganza formale e le illustrazioni del libretto allegato al disco sono avvincenti.
Illustrazione tratta dal libretto de The Death Defying Unicorn
La ricerca che i Motorpsycho conducono sin dal loro debutto li ha visti rapportarsi con stili musicali che rientrano nel comparto rock ma si aprono anche verso altri mondi: psichedelia, progressive (sempre più presente nei loro lavori degli ultimi 6/7 anni), noise, jazz, ambient sperimentazione e perfino world music.
Hell boys

Spesso ai tre musicisti che vedete in posa qui sopra si uniscono eccellenti collaboratori, per esempio il chitarrista svedese Nils Reine Fiske (attivo con i Dungen e presente in numerosi altri progetti).
Visto che la discografia dei Motorpsycho comprende una trentina di album, cosa vi suggeriamo di ascoltare se ancora non li conoscete? Scegliete un disco qualsiasi dei Motorpsycho, sì uno qualsiasi e aprite le orecchie: non vi deluderà.
L'ennesima esagerazione?
Assolutamente no.
Motorpsycho dal vivo al Bronson di Ravenna

Storia recente: nel 2014 i Motorpsycho ricevettero una commessa dal Norwegian Technical Museum. Chiamarono il tastierista/compositore Ståle Storløkken (già con Elephant9, Supersilent e altri) e scrissero/suonarono una serie di nuovi brani, che furono eseguiti come da accordi al citato Museo. Perché non incidere quelle canzoni e farne un bel disco nuovo? si chiesero successivamente. Sbrigàti i vari impegni del biennio 2014/15 (tour, collaborazioni e via dicendo) i Motorpsycho hanno rimesso mano ai brani. L'ottimo Storløkken non ha potuto raggiungerli in sala d'incisione a causa di impegni improrogabili ma il trio non si è fermato ed è nato Here Be Monsters, uscito come di consueto per l'etichetta Rune Grammofon il 12 febbraio scorso.
Per dettagli e pre-ascolti: cliccate qui.
La copertina di Here Be Monsters

giovedì 5 novembre 2015

[NOR] Crepuscoli nordici: THOMAS DYBDAHL

Thomas Dybdahl

Il cantautore norvegese Thomas Dybdahl ha una voce gentile e rassicurante. Ascoltare le sue canzoni è come stare in equiibrio sulla linea immaginaria che unisce la notte e il giorno. Possiamo inserirlo nel filone degli autori crepuscolari che indicano una piccola, vivida luce all'orizzonte? Sì.
Il riverbero che arricchisce e arrotonda il sound di brani come But We Did ha il tepore di un tardo pomeriggio autunnale stemperato nella quiete dell'intimità domestica. La ritmica pacata ma incisiva di This Love Is Here To Stay richiama le fascinazioni cantautorali anglo-americane degli anni Sessanta-Novanta, da Bob Dylan a Paul Weller, a Lloyd Cole.
 But We Did
Mi rendo conto che non sto scrivendo una recensione ma sto dipingendo ad acquarello con le parole e non è un buon modo per portare attenzione su un artista. Ma che ci volete fare? È una conseguenza inevitabile quando si ascoltano i brani di Thomas Dybdahl, un artista che ha il pregio di saper recepire istanze musicale dal passato più e meno recente, per poi filtrarle attraverso la propria sensibilità e porgerle a noi.
Love is Here To Stay
Recentemente il sito Nordic Playlist ha chiesto a DybDahl di preparare una playlist, limitando come di consueto la selezione a musicisti e band scandinavi. Detto fatto, il cantautore norvegese ha scelto canzoni di Ásgeir, Dungen, Ane Brun, Elephant9, Odd Nordstoga, Jens Carelius, ecc.
Per ascoltare la playlist Cliccate Qui.

sabato 17 ottobre 2015

[NOR] Nordic Notes presenta: Folk Aus Norwegen - Vol. 3

L'etichetta tedesca Nordic Notes ha recentemente pubblicato il terzo volume di una serie dedicata alla musica folk norvegese. Nordic Notes nacque nel 2005 per volere di Christian Pliefke, il quale si prefisse il compito di contribuire a diffondere nel mondo la musica che arriva dalla Scandinavia e dal Nord dell'Europa.
La raccolta «Folk Aus Norwegen - Vol. 3» è un invito al viaggio, è un'esperienza profonda, è un'immersione nella cultura sonora acustica norvegese. Le tappe sono sedici brani suonati magnificamente, che spaziano tra luci limpide,  melodie intense e malinconia venata di speranze.

 Nordic Notes family (excerpt)

Le canzoni di quest'opera collettiva raccontano il presente di un filone in cui confluiscono tanto il passato e gli stili di un tempo quanto la sensibilità e le inquietudini contemporanee. Ed è interessante notare che proprio nel folk, cioè il genere musicale più vicino alla natura e alla tradizione, si trova un'espressione profonda del sentire di un popolo tecnologicamente e socialmente proiettato verso il futuro come quello norvegese.

Elin Kåve

Anche generi musicali di primaria importanza come il progressive rock o il metal in Norvegia sanno esprimere le gioie e la sofferenza generazionale ma la potenza schiacciante del sound elettrico distorto cancella quelle sfumature che, nel suono acustico o semi-acustico, sono preservate.
E sono proprio queste sfumature a dire le cose più importanti e distintive.

  
 Eplemøya Songlag

Tra gli artisti presenti nel «Folk Aus Norwegen - Vol. 3» ci sono la cantante/danzatrice del ventre/decoratrice sumi Elin Kåven, l'esaltante ensemble vocale Eplemøya songlag, il duo di (tentiamo una definizione spericolata?) jazz rinascimentale Sudan Dudan e molti altri musicisti/gruppi di cui parleremo un po' alla volta nelle prossime settimane.

Sudan Dudan

mercoledì 7 ottobre 2015

[NOR] Art-prog-rock: GAZPACHO

Gazpacho, "MOLOK" (2015)
Il nuovo album dei norvegesi GAZPACHO si intitola MOLOK ed è inciso per l'etichetta inglese K-Scope, una delle realtà discografiche più vivaci e interessanti di questi anni critici ma ricchi di buona musica che vive a dispetto dello sbando inarrestabile del mercato discografico.
Qualcuno ha detto che, in ambito musicale, le cose non sono visibili cioè udibili e bisogna andare a cercarle undeground. Niente di più vero: è proprio ciò che fa #musicheboreali, orientando la propria ricerca a Nord, in terra (e sottoterra) scandinava.
Gazpacho live
Inquadriamo i Gazpacho. Sono di Oslo e si definiscono una band art-rock prog, il che potrebbe non significare un bel niente per molte persone, soprattutto per chi non ha familiarità con le bizzarre classificazioni che anziché fare chiarezza ammantano di indecifrabilità.
Diciamo piuttosto che sono dei sentimentali e il loro modo di comporre/fare musica ha i toni caldi e rassicuranti di un tramonto autunnale amaranto. Crepuscolari, sì, ma senza concessioni all'oscurità. La magnifica copertina dell'album MOLOK (in uscita il 23 ottobre 2015) rappresenta adeguatamente lo spirito dell'ensemble.
Kiss your Bela
GAZPACHO: affascina la loro capacità di scrivere brani aperti, dove la struttura tipica del formato-canzone (strofa, ritornello, strofa, ritornello, ecc) si espande in continuazione. Dove va questa espansione? Verso l'infinito e oltre. Ed è proprio questo il concept, ovvero il tema-guida che sta alla base del disco, anzi alla fine del disco (nel formato CD). Spieghiamoci meglio: MOLOK si conclude con uno strano rumore. Tale rumorino è stato inserito apposta per scatenare la reazione dei sistemi di correzione del software contenuti nei CD-player. Stando a ciò che gli stessi GAZPACHO hanno spiegato ≤Se la "reazione" (al rumorino, ndr), ovvero la sequenza numerica creata dal sistema di correzione del software, corrispondesse all'attuale posizione di tutti gli elettroni nell'universo, allora l'universo verrebbe distrutto≥ . La distruzione come sinonimo di correzione?
Forse a qualcuno comincia a venire mal di testa. Torniamo alla musica.
The secret word
MOLOK è un lavoro notevole.
Canzoni come l'inquietante The Master's Voice hanno il fascino di un film horror dove, anziché un sanguinario killer, prendono forma angeli e démoni che cantano insieme, come un tempo. Algorithm è una danza magica che scivola verso sensuali atmosfere medio-orientali. Bela Kiss evoca l'allegria contagiosa di feste balcaniche dove l'energia cresce fino a esplodere con furia liberatoria.
Tutti i nove pezzi (otto nel formato LP) sono avvincenti e, sopratutto, coerenti.
Nel disco c'è un ospite speciale: l'archeologo norvegese Gjermund Kolltveit (lo troviamo nel brano Molok Rising), che suona la Skåra, un pietra sonora che ha più di 10mila anni. Probabilmente è lo strumento più antico mai usato ovvero inciso in un'opera rock.
I motivi per ascoltare MOLOK dei GAZPACHO sono tanti.
Andiamo e ascoltiamo.
Any Gazpacho you like

domenica 27 settembre 2015

[DEN-FIN- ISL-NOR] - IKI: otto donne, otto voci

IKI: terra e aria
«L'improvvisazione si basa sulla pratica. La pratica dell'improvvisazione è comune a un'ampia varietà di forme d'arte. Tutti facciamo dell'improvvisazione quotidianamente, per esempio quando parliamo. Conversare o fare musica (basata sull'improvvisazione) presuppongono allo stesso modo che, da parte di chi parla o di chi suona, non ci sia una vera premeditazione ma ciò che si dice o che si suona nasce da ciò che sappiamo ovvero dalla nostra conoscenza di parole o note. Pensiamo a uno qualsiasi dei discorsi che abbiamo fatto oggi: la concatenazione di sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi non è stata preparata mentalmente prima di essere veicolata all'esterno tramite la voce. L'improvvisazione in musica si fonda sugli stessi presupposti»
JacquesCoursil, compositore e musicista 
(brano tratto da “Hidden principles of improvisation”, Arcana Vol III – Hips Road, 2008)
Le otto voci femminili che costituiscono il gruppo IKI (etichetta Nordic Notes) hanno la prerogativa di usare l'improvvisazione per un duplice scopo: da una parte creare un impasto vocale dove ogni partecipante ha la possibilità, in qualsiasi momento, di introdurre o guidare delle variazioni non prevedibili; dall'altra quella di spingere la musica verso territori inesplorati, anzi dove l'esplorazione è tanto basilare quanto inevitabile.
Ascoltare le IKI può lasciare perplessi: non aspettatevi delle canzoni tradizionali né qualcosa di prevedibile che garantisca un "appiglio". Non è nelle loro intenzioni. Alle otto cantanti preme creare delle composizioni istantanee. Immaginate di incontrare uno sconosciuto in strada e di dargli ascolto mentre vi parla di cose o persone che non conoscete: se non vi soffermate sul significato logico delle parole o delle frasi e date ascolto a "come" vi sta parlando potrete entrare su un piano di ascolto (e, di conseguenza, di comunicazione) inedito. Vi sorprenderete e scoprirete che l'approccio intuitivo non passa necessariamente attraverso la logica razionale. Le sorprese sono garantite anche con questo ensemble le cui componenti arrivano da Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia. Nella musica delle IKI ci sono echi folk, jazz, contemporary e avat-garde.
C'è - sempre a proposito di echi - Björk e c'è anche Arvo Pärt.
Un miscela interessante, no?
Le IKI hanno realizzato sino a oggi due album: "IKI" (2011) e "Lava" (2014).

Provenienza: Danimarca, Finlanda, Islanda, Norvegia
Genere: Vocal, classic, contemporary, jazz, experimental, avant-garde
Attivi dal: 2008
Website: www.ikivocal.com
Incidono per: www.nordic-notes.de

giovedì 24 settembre 2015

[NOR] - Major Parkinson: teatro e sinfonie rock

Major Parkinson live
Una ventina di anni fa Tim Burton presentò un film al contempo tenebroso e sentimentale, ironico e struggente: "Nightmare Before Christmas". Lo avete visto? Bene.
Con la complicità del regista Henry Selick e degli sceneggiatori Michael McDowell e Caroline Thompson il fantasioso Burton produsse un'opera che è diventata un cult e, anno dopo anno, ha influenzato sia cineasti che scrittori e perfino musicisti.
La colonna sonora di "Nightmare..." nacque dall'estro geniale e morboso di Danny Elfman.
Una band norvegese ha preso le mosse (volontariamente o no, chi può dirlo) da Elfman: a musica ricca di enfasi epica e di energia viscerale dei norvegesi Major Parkinson risente beneficamente dell'influenza - musicale e concettuale - del citato "Nightmare...".
Gli arrangiamenti vocali sono squarci di luce nel buio e i sapori rock delle musiche (per capirci, il genere sta tra il nordic progressive e il symphonic metal) accendono gli animi di chi ascolta. E dal vivo capita che sul palco compaiano all'improvviso dei giganteschi conigli bianchi...di peluche.
Mine damer og herrer, Major Parkinson :-)


Provenienza: Norvegia
Genere: Progressive rock, symphonic metal, cinematic sounds
Attivi dal: 2008
Website: www.majorparkinson.com
Incidono per: www.degatonrecords.com

lunedì 6 luglio 2015

[ICE] Emiliana Torrini: canzoni sotto i ghiacci

Emiliana Torrini
Nel collettivo di alternative dance GusGus sono passate, dal 1995 a oggi, alcune tra le personalità musicali più interessanti di Reykjavik e del resto d'Islanda. I GusGus festeggiano quest'anno i primi venti anni di vibrante carriera e sono in piena attività. È attivissima anche la brava cantante Emiliana Torrini, i cui vocalizzi impreziosirono l'album dei GusGus "Polydistortion" del 1997 (video).



Emiliana Torrini si destreggia abilmente tra il mainstream (Kylie MinogueThievery Corporation) e una temeraria ricerca che la porta a scoprire ambiti sonori inediti o a collaborare con autori/produttori di punta quali Trentemøller.
Di padre italiano (Salvatore Torrini, che dovette cambiare nome in Davíð Eiríksson) e madre islandese, da adolescente Emilíana Torrini Davíðsdóttir lavorò come cameriera nel ristante italiano di papà, coltivando allo stesso tempo una grande passione per la musica e avvicinandosi sia al pop che al rock e al jazz. Il suo timbro è particolarmente incisivo, la vocalità è duttile, lo stile incarna quella sensazione di meraviglia e di indefinito che caratterizza molta musica islandese.
Il suo lavoro più recente si intitola Tookah (video).



In passato Emiliana Torrini ha trascorso lunghi periodi in Inghilterra, per motivi di lavoro. Da qualche tempo è tornata a vivere stabilmente in Islanda: «Per sedici anni mi sono comportata come una turista, tornando a casa due volte l'anno. Sono contenta di aver ripreso i contatti con la mia terra. In Islanda fare musica insieme agli altri è facile. Non ci sono pregiudizi e nemmeno quelle barriere invisibili dettate dalle differenze di età. Inoltre in Islanda le donne hanno davvero importanza a livello sociale e politico. Qui tutti pensano sia al presente che al futuro».

Provenienza: Kópavogur, Finlandia
Genere: Alternative pop-rock, elettronica
Attiva dal: 1994
Website: www.emilianatorrini.com
Incide per: www.roughtraderecords.com

Emiliana Torrini

venerdì 3 luglio 2015

[FIN] Värttinä: il canto delle sirene finlandesi

Värttinä 2003: alle voci (da sinistra) Susan Aho, Mari Kaasinen, Johanna Virtanen
La storia di Värttinä, l’ensemble di musica etnica finlandese più famoso
al mondo, comincia nel 1983 a Rääkkylä, un piccolo villaggio situato in
Karelia, una regione del sud della Finlandia: lì le sorelle Mari e Sari Kaasinen
diedero vita a un piccolo gruppo musicale. «Mia madre Pirkko ci
aveva insegnato a recitare e cantare alcuni poemi scritti nel dialetto della
regione in cui eravamo cresciute
» ha raccontato qualche anno fa Mari
Kaasinen, «Sari e io cominciammo a esibirci, facendo dei reading o delle
performance in cui suonavamo uno strumento tradizionale a corda che si
chiama kantele. Agli inizi era solo un passatempo e io ero poco più che una
bambina, avevo 12 anni. Ma il pubblico cresceva concerto dopo concerto
così decidemmo di invitare nella nostra band un violinista, poi un chitarrista
e così via. Arrivammo a essere più di venti!
».
Le sorelle Kaasinen capirono che la loro nuova attività poteva contribuire a
far crescere l’interesse nei confronti della cultura e del dialetto della Karelia,
così l’hobby si trasformò in una missione: mantenere in vita la tradizione,
attualizzando i brani del passato con la sensibilità del presente. Il repertorio
di Värttinä è costituito prevalentemente da brani originali, caratterizzati
da un impasto vocale straordinario. Mari Kaasinen continua a far parte
di questo gruppo che, nel corso degli anni, ha vissuto numerosi cambi di
formazione.

I Värttinä hanno conquistato molti ascoltatori in tutto il mondo,
inclusi musicisti rock illustri come quel simpatico brontolone di Jan Anderson dei Jethro Tull, irriducibile fan delle voci sottili ma corpose di Mari, Karoliina e Susan.

Provenienza: Rääkkylä, Finlandia
Genere: World fusion, experimental
Attivi dal: 1983
Website: www.varttina.com
Incidono per: Rockadillo Records
Formazione: MARI KAASINEN (voce), SUSAN AHO (voce), KAROLIINA
KANTELINEN (voce), MATTI KALLIO (fisarmonica), HANNU RANTANEN
(basso), MIKKO HASSINEN (batteria e percussioni)
Värttinä 2013: alle voci (da sinistra) Susan Aho, Mari Kaasinen, Karoliina Kantelinen

giovedì 2 luglio 2015

[NOR] Jaga Jazzist: dentro le stelle del jazz

Jaga Jazzist (live)
Un ensemble di otto elementi che iniziò le attività nel lontano 1994: all’epoca
il fondatore del gruppo, ovvero il polistrumentista Lars Horntveth,
aveva solo 14 anni. Una curiosità inarrestabile e un’incoscienza benefica
caratterizzano ancora oggi i Jaga Jazzist che, disco dopo disco e concerto
dopo concerto, sanno stupire e affascinare i loro fan. Questa band
ha un approccio alla composizione e all’improvvisazione tipicamente jazz
ma ciò che colpisce di più è la volontà di riscrivere le regole senza vincolarsi
a cose da già dette ovvero suonate da altri. Il recente album «Starfire»
(Ninja Tunes, 2015) si basa su melodie e ritmi elaborati principalmente da
Lars Horntveth, che ha trovato ispirazione nella città di Los Angeles dove
vive da qualche tempo.

Inizialmente i membri dei Jaga Jazzist lo hanno
raggiunto in California per suonare con lui, poi l’ottetto ha fatto ritorno a
Oslo per completare il lavoro che nelle intenzioni del gruppo: «È allo stesso
tempo un disco di nuove canzoni e di remix delle stesse».

Provenienza: Oslo, Norvegia
Genere: jazz, electronic, experimental, music for sound track
Attivi dal: 1994
Website: jagajazzist.com
Incidono per: ninja tune
Formazione: MARCUS FORSGREN (chitarra), ANDREAS MJØS
(vibrafono, chitarra, tastiere, percussioni), MARTIN HORNTVETH
(batteria), LARS HORNTVETH (chitarra, sassofono, clarinetto,
tastiere, lap steel guitar), LINE HORNTVETH (flauto, tuba, percussioni,
glockenspiel, voce), EVEN ORMESTAD (basso e tastiere), ERIK
JOHANNESSEN
(trombone, percussioni, voce), ØYSTEIN MOEN
(sintetizzatori, pianoforte)
Jaga Jazzist (live)